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Non si vive di soli tulipani

Buongiorno,

In questi giorni ha destato molta attenzione la fortissima contrapposizione tra Italia e Olanda sulle possibili soluzioni per supportare i Paesi dell’area euro in maggiore difficoltà a causa delle conseguenze del Coronavirus.

In particolare si rileva che:

A) l’Italia ha richiesto un intervento di finanziamento condiviso a difesa del futuro dell’intera Europa mediante l’emissione dei cosiddetti Eurobond. Il nostro Paese ha invocato questa soluzione a fronte di una situazione di oggettiva eccezionalità, ma contestualmente pur a fronte di indubbie doti, paga davanti al mondo l’immagine negativa di un sistema giudiziario, di una burocrazia, e di una storica evidente instabilità e incapacità della classe politica che da molti, troppi, anni lo governa. Paga soprattutto la mancanza di volontà di ridurre il mostruoso costo del debito pubblico. Chi dall’estero ci osserva ha notato in particolare che negli ultimi anni l’Italia è stata assolutamente incapace di monetizzare una condizione di tassi molto bassi per tagliare pesantemente proprio il debito pubblico che la soffoca.

B) L’Olanda invece ha, altrettanto oggettivamente, saputo creare condizioni ideali per fare impresa, snellire la burocrazia, ridurre pesantemente la tassazione, creare un bilancio statale assolutamente encomiabile. Solo virtù per questo Paese? Non proprio.

Vi riporto alcune parole tratte dall’articolo: Olanda, quei paradisi fiscali dietro il rigore dei conti pubblici scritto da Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi e pubblicato oggi a pagina 11 de Il Sole 24 Ore di cui vi consiglio la lettura.

“… Amsterdam è piena di edifici come questo. Uno studio commissionato dal ministero delle Finanze, lo stesso dicastero guidato dal falco Wopke Hoekstra, ha rivelato che nel 2017 esistevano 15mila società “bucalettere”, la cui unica presenza sul territorio olandese era data da una cassetta postale. Nessun ufficio, nessun dipendente. Il loro numero si è mantenuto costante anche negli anni successivi. Ma il dato più interessante è un altro. Le 15mila società fantasma spostavano ricchezze per 4.500 miliardi di euro, cioè una cifra pari a quasi sei volte il Pil olandese e due volte e mezzo quello italiano.”

Da questa interessantissima inchiesta traspare una sorta di mondo parallelo dove 15.000 di società esistono solo formalmente, dove sono presenti 25.000 multinazionali, 17.500 avvocati o 1.238 società assicurative solo per citare alcuni dei dati forniti dagli autori. Dove, inoltre, capitali enormi transitano in entrata e uscita da e verso molti paradisi fiscali.

Non proprio la situazione virtuosa che il (solo) bilancio dello Stato farebbe presupporre.

Evidentemente non di soli tulipani si può vivere.