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Houston abbiamo un problema. Un grosso problema.

Gli hanno detto di tutto. Lo hanno denigrato, hanno avuto per lui consigli (!) di ogni tipo e lo hanno apertamente osteggiato, più volte lo hanno adulato tentando di soddisfare un interesse di parte.

Però, adesso che sta per finire il suo mandato, burocrati e governanti cominciano – seriamente –  a preoccuparsi.

Mario Draghi è stato presidente della Banca Centrale Europea in uno dei peggiori momenti della storia comune e recente dei governi, ma soprattutto delle economie, di questo continente.

Ha avuto la preparazione, il coraggio e la correttezza di fare scelte difficilissime, quasi sempre osteggiate da questo o da quel governo. Ha dovuto lavorare non con una comunità ricca di regole sostanzialmente omogenee e condivise come negli USA, ma con un “accrocchio” di governanti (e governicchi) che sostanzialmente non hanno saputo far altro che tirare una coperta perennemente troppo corta.

Ha avuto infine la capacità di fare accettare ai politici e ai relativi governi – che sostanzialmente sono sponsor con diversa capacità contributiva – manovre che (apparentemente) favorivano solo i contributori minori al bilancio europeo.

Un Santo? Infallibile? Ovviamente no. Avrebbe potuto fare meglio? Forse. Ma, a parte il fatto che tutti sanno che fine faccia il senno del poi,  siamo convinti che molti altri senza altrettanta “schiena dritta” avrebbero al suo posto creato danni enormi.

Un aspetto che ci ha profondamente colpiti del suo mandato è che ai fatti e alle relative assunzioni di pesanti responsabilità, sono seguite poche parole, mentre sempre più assistiamo al triste e preoccupante spettacolo delle troppe parole quasi sempre non seguite da fatti (risolutivi).

Ora che il suo mandato si sta rapidamente avviando alla fine, molti cominciano a preoccuparsi seriamente di trovare un sostituto, altrettanto preparato, fermo verso le pressioni dei governi locali, in un momento per l’Europa difficilissimo.

Il problema crediamo che non sia il risultato delle prossime elezioni, ma il fatto che inesorabilmente si avvicina il momento di una impegnativa ristrutturazione dell’Unione Europea, dove per il bene di tutti, i singoli stati dovranno cedere – non a parole, ma nei fatti – potere locale per creare una vera e forte struttura centrale.

Mario Draghi ha dovuto affrontare una crisi pesantissima con strumenti e modi mai utilizzati prima. Il suo successore dovrà avere la capacità e la forza di timonare tenendo la barra al centro nella più importante e complessa evoluzione dell’Europa.

Ne vedremo delle belle.