Qualcuno potrebbe farsi male

Quest’anno il nuovo governo italiano ha raggiunto probabilmente il massimo livello di scontro politico ed economico contro le Istituzioni.

Apparentemente contro l’Europa, ma realisticamente anche contro altri attori di sicuro peso a livello mondiale. Di conseguenza se il nostro Paese dovesse perdere la battaglia che ha iniziato a combattere sarebbero in molti a farsi male e, ovviamente, le loro reazioni non sarebbero indolori.

Le scelte fatte finora dai vari governi che si sono succeduti si sono rivelate di fatto una peggiore dell’altra, mai nessuno di questi è realmente riuscito a risolvere l’annoso problema dell’enorme debito pubblico italiano, nè a far ripartire una ragionevole crescita del Paese. Incredibilmente non è stata neppure colta la grande opportunità offerta dal quantitative easing europeo.

Tuttavia l’esecutivo attuale sembra (al momento) che stia andando allo sbaraglio contro tutto e contro tutti in virtù delle scelte di politica economica che vorrebbe adottare.

Queste scelte vengono “vendute” sostanzialmente con due motivazioni: A) questa sarà la manovra che risolverà i problemi di povertà degli italiani grazie a una miracolosa ripresa che la stessa manovra dovrebbe improvvisamente risvegliare, B) si va finalmente in battaglia, duri e puri, contro i cattivi cioè le Istituzioni Europee, le banche e i non meglio identificati poteri forti.

Peccato che la realtà sia assai diversa e – sopratutto – che la stessa si dovrà confrontare con i numeri che, è risaputo, non sono come i tunnel nelle montagne che un giorno ci sono e quello dopo devono ancora essere scavati.

I numeri reali che emergono dalle analisi dello stato attuale si scontrano contro quelli (al momento) previsionali che sembra siano stati quantificati come un piacevole esercizio di fantasia.

Detto altrimenti: stiamo assistendo allo scontro tra il certo e un (troppo ottimistico) incerto. Non male.

Peraltro siamo andati all’estero a spiegare che questa manovra è bella. E anche questa lode all’italica creatività ci sembra tecnicamente interessante.

Ciò che non viene spiegato con particolare enfasi – questa volta solo agli Italiani perché altrove lo sanno già perfettamente – è innanzitutto che i cattivi sono quelli che di fatto ci dovrebbero finanziare (!) buona parte della manovra. Poi non viene anche spiegato che tra i cattivi non ci sono solo banche ecc., ma anche tanti risparmiatori. Quelli italiani in particolare, grazie alla sola fase di preparazione e discussione creativa della manovra, stanno già perdendo un bel tesoretto che il sito de Il Sole 24 Ore di pochi giorni fa stimava in circa a 3.300 euro in otto mesi per ogni cittadino.

É accaduto infatti che da mesi ormai tutti i grandi investitori mondiali (altri cattivi) hanno provveduto a vendere Titoli di Stato del Bel Paese, oltre a titoli azionari. Si sono liberati di un debito che ormai non rende più rispetto al rischio che rappresenta.

Voi cosa avreste fatto al loro posto?

Lungi dall’incensare le banche (o il mondo della finanza) crediamo sia utile ricordare che i cattivi possono esistere solo perché ricevono soldi dal “popolo”. Quindi se da una qualunque banca i cittadini ritirassero tutta la loro liquidità, nello spazio di pochissime ora la banca fallirebbe. Quindi buoni e cattivi convivono sotto lo stesso tetto e il limite tra le due realtà si fonde quotidianamente almeno in parte dei reciproci interessi.

Proviamo ora con un’altra considerazione. I cattivi investono i soldi che i buoni affidano loro con l’obbiettivo di creare magari un futuro migliore per se stessi o i propri figli. I cattivi quindi con questi soldi (non loro) e tramite diversi strumenti, hanno acquistato Titoli di Stato italiani (anzi le banche italiane sono i maggiori acquirenti) che avevano un determinato livello di solidità. Livello di solidità sostanzialmente immeritato, ma di fatto garantito dall’ombrello della BCE. Peraltro l’ombrello sembra stia per chiudersi senza eccezioni. Forse non molti sanno che secondo la normativa non solo nazionale, ogni fondo comune è obbligato a indicare in quali titoli sceglie di investire. e in particolare il livello di rating degli specifici titoli, deve assolutamente essere mantenuto entro i livelli indicati nel prospetto informativo. Perché questo vi dovrebbe interessare? Perché i Titoli di Stato italiani sono in fase di declassamento e il loro rating è a un passo del livello junk cioè spazzatura. Se intervenisse una nuova riduzione del rating i fondi comuni di tutto il mondo che non dichiarino intenzioni speculative, dovranno non solo ridurre le posizioni, ma vendere totalmente tutti i Titoli di Stato italiani. E questo sarebbe davvero un gigantesco problema.

Infine la speculazione (quella vera, quella che davvero può far molto male) finora non si è neanche mossa. Se iniziasse a colpire, a chi a quel punto i coraggiosi eroi a chiederanno aiuto? Alla cattiva Europa? Agli uomini neri della BCE che peraltro ha già sparato quasi tutte le possibili cartucce?

Un po’ di tempo fa qualcuno disse: “Armatevi e partite!” e quelli che partirono erano armati con armi ridicole e mandati in Russia con divise estive. Colpisce l’analogia con il fatto che se questo quadro si realizzasse, quelli che partiranno saranno proprio i cittadini italiani; loro si a quel punto disarmati e senza più coperture. I cittadini attuali ma soprattutto quelli che ancora devono nascere e che – qualunque cosa Vi vengano a raccontare – si porteranno il fardello di questa e altre imprese italiche.

L’aspetto paradossale è che l’Italia ha doti uniche che la rendono attraente per molti investitori esteri. Con tutti i possibili limiti abbiamo creatività, capacità di innovare, un tessuto produttivo sostanzialmente sano e molto diversificato, una grandissima capacità di risparmio dei cittadini e tanti altri vantaggi che a livello internazionale sono comunque riconosciuti e apprezzati.

Ora però la nostra Armata Brancalone sembra che stia per andare in battaglia con ardore e coraggio, anche se sicuramente, i cattivi europei e non solo, ci stanno aspettando; pronti e ben armati.

Per il momento intanto i nostri eroi hanno inviato un coraggioso esploratore a togliersi una scarpa per sporcare i fogli della relazione del Commissario Europeo Moscovici e far capire che aria tira da queste parti. O da quelle, ma questo non è ben chiaro.

Se battaglia sarà, speriamo di non prendere troppe botte perché i relativi costi, nel decreto Genova, questa volta non potranno proprio inserirli.

Per il momento non si può fare altro che attendere e osservare cosa accadrà sperando che finisca a cantucci e vino.

8 commenti
  1. Zeno
    Zeno dice:

    Che dire, sono stati eletti dagli italiani ai quali, però, questi apprendisti stregoni dell’ultima ora, poco avevano detto su cosa avrebbero fatto circa l’eventuale risalita dello spread, dato che in tale situazione non ci si erano mai trovati poiché mai stati insieme al governo.
    Ora che ci sono fanno spallucce, perché viene prima il contratto di governo: bhè non c’è che dire, ce li siamo proprio meritati, volenti o nolenti. Con la conseguenza che a rimetterci potranno essere in una certa misura anche coloro che li hanno eletti: sicuramente tutto ciò non potrà durare troppo a lungo. Un dubbio: e se la risalita dello spread fosse quel famoso grimaldello per dire che in Europa non ci possiamo più stare?

    Rispondi
    • Studio
      Studio dice:

      Premesso che come sempre questi post non vogliono avere carattere politico (me ne tengo ben lontano!), ma si tratta solo di ragionamenti che prendono spunto da dati oggettivi, credo che il Suo pensiero sia corretto; i politici (tutti ormai e con diversi livelli di abilità) sanno colpire alla pancia soprattutto chi non ha la cultura per comprendere certe cose. La caccia ormai in tutto il mondo è ai figli delle varie “Isole”, “Grandi Fratelli” ecc. che sono devastanti perché hanno un ascolto molto elevato e “seminano” proprio dove la cultura è più bassa per fare un sano discernimento.
      Non è retorica, ma sano realismo visto che i valori sono drasticamente crollati e per verificarlo serve solo uscire di casa. Relazionarsi educatamente e con un minimo di rispetto verso sé stessi e gli altri comporta molta più fatica e impegno che infischiarsene di tutto e di tutti e pensare solo al proprio vantaggio immediato. Che poi quell’impegno possa diventare un piacere è ormai un concetto depositato su Marte.
      Di questa situazione c’è però un aspetto che mi incuriosisce davvero molto.
      Cosa accadrà quando le parole non avranno più spazio e rimarrà solo il confronto con i numeri della realtà? Attendo curioso.
      Grazie per il Suo intervento.

      Rispondi
  2. Maurizio Vanzini
    Maurizio Vanzini dice:

    Bell’articolo, assolutamente condivisibile. Molto azzeccata l’analogia col passato. Oggi, in occidente, le guerre non si combattono più coi cannoni ma a sul piano economico e finanziario. Giova ricordare che l’Europa è una confederazione in divenire. Sarebbe l’unica a non essere sorta dallo smembramento di uno Stato unitario o in seguito ad una guerra civile o coloniale. Per l’appunto, la guerra che porta alla sua formazione è ancora in atto ed è finanziaria. E noi, ancora una volta, siamo sul Piave.

    Rispondi
    • Studio
      Studio dice:

      Grazie sig. Vanzini del Suo intervento e dell’apprezzamento.
      Purtroppo – e questo è gravemente scorretto – quasi mai nessuno tra coloro che hanno accesso all’informazione evidenzia i passi enormi che solo grazie all’Europa Unita (pur con tutti i limiti che conosciamo) sono stati fatti.
      Ad esempio nessuno spiega (e andrebbe fatto a gran voce) che il sistema di controllo delle banche (al momento di quelle sistemiche) non è più sotto i singoli enti locali che gli evidenti e storici interessi di bottega, ma è centralizzato ed è gestito da un ente apolitico.
      Il fatto che le banche possano fallire è normale ed è tempo che chi deposita il soldi scelga con un minimo di attenzione; anche meno di quella che spende per cambiare l’automobile o acquistare una borsa.
      I sistemi di tutto il mondo non potrebbero più reggere l’impatto del salvataggio di settori come questi. La mostruosa espressione “Too big to fail” nata al tempo della crisi dei subprime non dovrà più essere pronunciata perchè per salvare un’entita sitemica (non controllata con sufficiente imparzialità) chi paga non può che essere la comunità. Finalmente abbiamo in questo settore controlli seri, tecnicamente ineccepibili e imparziali e le tante ricapitalizzazioni e riorganzizzasioni imposte proprio dalla tanto vituperata BCE ne sono una prova evidente.
      Speriamo che la strada tracciata con tanta fatica, non venga interrotta da interessi che nulla hanno a che fare con quelli dei cittadini. Italiani in primis.

      Rispondi
  3. Matteo
    Matteo dice:

    Quando incompetenza e follia sono al potere… Non ci si può aspettare nulla di buono. Troika o italexit? Prima però portiamo lo spread a 700 così vediamo come costoro possono fregarsene dei”numerini” degli euro burocrati!!!

    Rispondi
    • Studio
      Studio dice:

      Io sono convinto che non tutta la politica sia quella che ci viene riportata nei telegiornali.
      Spero solo che ci sia “qualcuno” che possa con mano amorevole, ma decisa guidare all’ultimo momento verso una direzione ragionevolmente attuabile.
      Scherzi a parte, le parti in causa si giocano davvero tantissimo e il nostro Paese è fondamentale a livello mondiale per mille motivi, quindi credo si possa arrivare a una soluzione.
      É un dato oggettivo che esperimenti di isolazionismo come quello della Gran Bretagna sono qualcosa che si avvicina incredibilmente al suicidio. Basti pensare che una delle aziende più British al mondo (soltanto!) il gruppo Land Rover – Jaguar aprirà uno stabilimento in Slovacchia (https://www.ilsole24ore.com/art/motori/2018-10-25/jaguar-land-rover-apre-nuovo-stabilimento-produttivo-slovacchia-131221.shtml?uuid=AEYs5cVG&fromSearch).
      Quelli che ci aspettano saranno mesi cruciali e vedremo quali saranno gli esiti di queste trattative.
      Speriamo bene.

      Rispondi
    • Studio
      Studio dice:

      Grazie Kam di aver postato la sua risposta.
      Ovviamente condividiamo le considerazioni e siamo davvero molto preoccupati delle conseguenze se lo scontro diventasse reale.
      Ora l’asticella è stata alzata davvero troppo e chi cederà (se cederà) dovrà “perdere la faccia” e questo per il “nemico” credo sia quasi impossibile perché creerebbe un precedente impossibile poi da gestire.

      Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *