Non investire nell’acqua: un vero buco nell’acqua.
Tutti sanno grazie ai numerosi servizi televisivi a carattere naturalistico, che l’acqua ricopre il 71% della terra e questo sembrerebbe un dato decisamente positivo rispetto alle necessità umane.
In fondo una notizia facile, di immediata assimilazione e apparentemente molto confortante.
Tuttavia forse non tutti sanno che ben il 97,5% di tutta l’acqua che ricopre il globo è salata e quindi solo 2,5% è dolce. Anzi per essere più precisi non è salata.
Giocando con i numeri si desume che solo l’1,75% (!) della superficie terrestre sarebbe teoricamente ricoperta di acqua non salata. Peraltro non necessariamente potabile.
A questo punto il dato, non solo a nostro avviso, comincia a diventare preoccupante considerando che sulla terra vivono all’incirca 7,6 miliardi di persone. Lo diventa ancor di più considerando che una parte minima della popolazione mondiale usa – e soprattutto spreca – enormi quantità di acqua dolce, mentre tantissime persone riescono a malapena ad averne per sopravvivere. Siccome è realmente difficile immaginare un radicale contenimento dell’uso di questa risorsa da parte di chi ne ha a disposizione tantissima, appare più ragionevole (e giusto) sperare che il resto del mondo ne possa avere una quantità tale da permettergli una tenore di vita almeno dignitoso. Senza aver la pretesa di vestire panni di scienziati o specialisti, ci sembra evidente che la fame di acqua – questa volta potabile – non possa che crescere e anche di molto nel futuro.
A peggiorare la situazione, ci sono due altri grossi problemi da considerare.
- l’acqua non salata non è tutta direttamente utilizzabile, ma in molti casi è almeno da filtrare e controllare quando non addirittura pesantemente inquinata e quindi da depurare
- come potrete leggere dall’articolo allegato esiste, peraltro in tutto il mondo, il grave problema dell’obsolescenza e inefficienza delle reti di distribuzione e quindi, a spreco si aggiunge spreco
Ci sono diversi autori che prevedono che in futuro si combatteranno guerre per ottenere quote importanti di “oro blu”, ma se anche questa tesi fosse esagerata, è indiscutibile che la necessità di acqua non potrà che crescere nel tempo.
A questo punto, in un mondo sempre alla ricerca di performance e di decorrelazione, diventa rarissimo vedere portafogli allocati (ovviamente nella giusta misura) anche in veicoli che investono in aziende che trattano o a qualsiasi stadio offrono o trasportano queso bene irrinunciabile.
Al contrario si riscontrano con frequenza prodotti finanziari il cui futuro (non solo il rendimento!) sarebbe da considerare almeno aleatorio.
Davvero strano in fondo.
Peraltro anche la richiesta di garage o di alloggi a Mentone non potrà crescere all’infinito.
La fame di acqua si.
Pensateci, potrebbe essere una diversificazione oggettiva, di maggiori soddisfazioni e sicuramente con molti meno problemi.
Fonte: Il corriere della Sera / La Stampa
Aggiornamento del 22.05.2018
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