I soldi sul conto corrente sono nostri? Non proprio.

C’è un tema che probabilmente molti non conoscono, inerente i soldi depositati sul proprio conto corrente.

Che invece dovrebbe essere ben chiaro a chiunque.

 

Cominciamo dal Bail In

Proviamo ad affrontare il tema di questo post partendo da qualche anno fa, dall’entrata in vigore della famosa legge sul Bail In, la quale prevede che in caso di fallimento della propria banca, i correntisti privati possano essere chiamati a sanare il dissesto dell’istituto con la loro disponibilità liquida per la componente superiore ai 100.000 euro per ogni titolare del conto corrente.

Una domanda semplice, ma importantissima

In quei giorni, fu scritto molto su questo tema (spesso a sproposito), ma non ricordo di aver letto una semplice domanda:

Perché un correntista che ha semplicemente versato della liquidità sul conto corrente di cui è titolare dovrebbe rimediare con questa ai problemi della banca?

Eppure, si tratta di una domanda fondamentale da porsi prima – molto prima – del manifestarsi dell’eventuale problema.

La situazione appare ancora più paradossale se pensiamo che il semplice correntista non investitore: A) Non ha acquistato un’obbligazione emessa dalla banca e quindi non ne è creditore, B) Non ha acquistato azioni e quindi non ne è proprietario.

Il Codice Civile, ci viene in aiuto

La risposta ce la fornisce l’articolo n. 1834 comma 1 del Codice Civile che recita: “Nei depositi di una somma di denaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria alla scadenza del termine convenuto, ovvero a richiesta del depositante, con l’osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi.”

Ergo i soldi depositati sul conto corrente… NON sono più i nostri soldi quindi possono essere aggrediti dai creditori della banca e l’obbligo di restituzione da parte dell’istituto di credito può non essere più onorato.

Cosa fare allora per proteggersi?

Immaginiamo per esempio che due clienti cointestatari (marito e moglie o due soci) abbiano depositato 1.000.000 di euro in attesa di farne uno specifico uso. In questo caso sono tutelati dal fondo di garanzia interbancario fino a 100.000 cadauno. L’esigenza da soddisfare in questo esempio è di poter disporre rapidamente della liquidità e agire per evitare di sottoporla a rischi investendola in diverse classi di attivi.

Come fare per tutelare gli altri 800.000 euro? Aprire altri quattro conti correnti presso altri istituti di credito? Sarebbe ovviamente oneroso, fastidioso, decisamente poco pratico da gestire.

La soluzione esiste

Eppure, la soluzione ed è di una banalità disarmante. È sufficiente acquistare per l’importo non protetto un etf di liquidità. Tecnicamente i soldi vengono prelevati dal conto corrente – e quindi non sono più aggredibili – e trasferiti sul conto titoli sotto forma di un OICR con tutte le importanti tutele previste dalla normativa per questi prodotti. Attenzione però: NON bisogna incorrere nell’errore di acquistare un titolo di Stato o peggio un’obbligazione emessa da un’azienda privata anche se con vita residua breve, primo per un possibile problema di solvibilità – mai dire mai – e secondo perché a scadenza i soldi tornerebbero immediatamente sul conto corrente!

Semplicissimo, con un costo ridicolo, trasferibile da una banca all’altra in caso di dissesto. Classe di attivi? Di fatto assimilabile alla liquidità sul conto corrente. Liquidabilità? Massima, si vende a mercati aperti e tre giorni lavorativi dopo si dispone della liquidità sul conto (in caso di problemi su quello della nuova banca però!). Rendimento? Di questi tempi zero. Rischio? Se il rischio zero non esiste e quindi è un’utopia, esso sarà comunque molto vicino a questo valore.

Sicuramente infinitamente più basso di quello che si sarebbe corso lasciando i soldi sul conto corrente.

Meglio saperlo prima di acquistare fondi comuni o polizze assicurative “sicuri”.

 

Foto di Stux da Pixabay

 

 

2 commenti
  1. Riccardo Banchio
    Riccardo Banchio dice:

    Buongiorno dr. Dolza. L’argomento mi è abbastanza noto e imporrebbe al cliente di banca di controllare periodicamente il CET 1 per conoscere il Patrimonio Netto di Gruppo della Banca. Quel che non so è dove andare a prendere questo dato, naturalmente aggiornato. Grazie per l’attenzione. Cordialità, Riccardo Banchio.

    Rispondi
    • Studio Dolza Cfi
      Studio Dolza Cfi dice:

      Buongiorno sig. Banchio,
      premesso che il CET 1 va utilizzato con molta attenzione e che a mio avviso rimane meglio e più sicuro muoversi come ho indicato nell’articolo le inoltro questo link dove troverà risposta alla Sua domanda.
      Grazie per aver risposto a questo post.
      Roberto Dolza

      Rispondi

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